
- di Madonnager
3 regole da seguire per crescere dei fratelli: la parola all’esperta ossia io, che sono figlia unica.
In realtà proprio per questo ho voluto informarmi e approfondire il tema tra letture e chiacchierate con chi se ne intende (ossia che ha vissuto bene o male la presenza di un fratello/sorella), visto che non posso vantare un’esperienza diretta. Ecco un pò le principali riflessioni che mi sono portata a casa e che guidano il mio ruolo di genitore nei confronti dei miei due figli. E non mancano i parallelismi anche con il mondo del lavoro!
- FARE IN MODO CHE SI SOSTENGANO TRA DI LORO

A quanto pare questa è la principale accortezza da avere quando si ha più di un figlio. Il loro rapporto durerà tutta la vita e ben oltre il momento in cui noi ce ne saremo andati. So quanto questo sia importante quando penso che non avrò questa fortuna, personalmente. Per fare in modo che ci sia complicità e non una dinamica Caino-Abele, ci sono diversi modi.
Evitare che facciano la spia l’uno contro l’altro, disincentivando questo tipo di comportamento. Possiamo chiarire che non appreziamo e anzi preferiamo che ci sia uno spirito di solidarietà reciproca. Poi si può incoraggiare il fatto che si aiutino tra di loro: se una è più brava in matematica e l’altro a disegnare, possono scambiarsi dritte a vicenda.
Un’altra cosa interessante che ho visto fare ad una madre è assegnare una ricompensa “di gruppo” per quando i suoi figli svolgevano insieme un compito. Imparavano così che lavorare in armonia insieme per un obiettivo comune dava i suoi frutti.
Ho letto poi che nulla cementa di più un rapporto che avere un nemico comune, al prezzo di essere noi genitori quel nemico. Questa cosa mi fa un pò storcere il naso, ma mi è chiara la dinamica dell’avere qualcosa di cui lamentarsi insieme.
L’ho sperimentato anche sul lavoro: non ho mai creato un legame più forte con i colleghi come in una delle prime aziende in cui ho lavorato. C’era un grande capo abbastanza tiranno che ci aveva fatto sviluppare un sentimento di reciproca solidarietà e sostegno. Mi sento ancora con moltissimi di quei colleghi, non credo sia un caso.
2. LASCIARLI LITIGARE (ENTRO UN LIMITE) E FARE IN MODO CHE RISOLVANO TRA DI LORO

Ho sempre trovato un pò di difficoltà a gestire i conflitti. Non sono stata abituata da piccola. I fratelli hanno invece l’opportunità di imparare l’arte della diplomazia e del compromesso. Litigando si impara a cosa fare e cosa non, per avere collaborazione da parte degli altri.
Il motivo per cui è opportuno non intervenire troppo (ovviamente se si stanno pestando di santa ragione forse meglio farlo) è che devono imparare a gestire le conseguenze delle proprie frasi e azioni. Nella vita “reale” non arriverà la mamma o il papà a dirimere le loro liti.
Questo metodo è utile anche ai manager nel caso di una diatriba tra colleghi dello stesso team, che si vengono a lamentare reciprocamente dal capo. Una buona mossa in questi casi è convocare entrambi chiedendo di ripetere il motivo del bisticcio in presenza dell’altra persona e incentivare che trovino insieme una soluzione. Capite che skill manageriali si possono sviluppare anche grazie al fatto di essere genitori, se ancora qualcuno ne avesse dei dubbi?
3. NON FARE MAI PARAGONI TRA DI LORO

In parte questa regola è collegata alla prima. Continui paragoni creano competizione e rivalità. Invece di sottolineare che uno è più bravo dell’altro, meglio fare dei complimenti in generale. Perchè dire “sei più bravo di tua sorella a disegnare”, invece che “sei proprio portato per l’arte?”. In ogni caso sarebbe sbagliato anche far credere che siamo tutti uguali. L’importante è trattare i loro talenti e le loro aree di debolezza indipendentemente dai loro fratelli.
Non solo, come nel lavoro, anche con i propri figli bisognerebbe utilizzare un approccio su misura. Quello che funziona con uno, non necessariamente funziona con l’altro. Ci sono figli più accomodanti, altri che se li prendi di petto non ottieni nulla. Tarare aspettative e regole in modo leggermente diverso a seconda di chi abbiamo davanti e della casistica richiede uno sforzo maggiore ma è forse il modo migliore per gestirli.
Infine ammettere di prediligere un figlio rispetto ad un altro è un grandissimo tabù. Personalmente anche sforzandomi, non riesco a decidere quale sia il mio preferito al momento e meno male. Ma so che non è così per tutti e che anzi si possono avere delle fasi alterne, ossia amare tutti ma avere dei periodi di preferenza per l’uno o per l’altro.
In ogni caso credo che concorderemo tutti sul fatto che possa creare dei traumi indicibili sapere che non eravamo i preferiti di mammà, giusto? Quindi se hai un figlio favorito.. menti e anzi, consapevole di questo, meglio lavorare sul rapporto con l’altro o con gli altri.
Ecco le mie 3 regole principali da seguire per crescere dei fratelli.
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