Recensione non richiesta di “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi

Recensione non richiesta di “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi

Recensione non richiesta di “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi

“Che bel film! Film eccezionale!
Super! Bravissima la Cortellesi al suo debutto alla regia. Femminismo puro! Preparate i fazzoletti!”

Non si legge d’altro (in particolar modo nei miei feed, l’algoritmo sa quali temi mi stanno a cuore).

Si. Vero. Lei adorabile sin dai tempi di “Mai Dire Goal”.
Un talento raro. Ne parlano tutti del suo film “C’è ancora domani”, in bianco e nero. Come si fa a non vederlo e a non dire la nostra? Solo che io sì, mi sono commossa, ma più incazzata se devo dire la verità. (Si può dire una parolaccia ogni tanto? Grazie)

Racconta la storia di Delia, una donna ai tempi della fine del secondo conflitto mondiale in una Roma ancora popolata di soldati americani. Ma la vera guerra ce l’ha a casa ogni giorno: subisce violenza psicologica e fisica da un marito padrone (eccezionale quanto odioso Valerio Mastandrea nel ruolo).

Umiliata costantemente davanti ai figli.
Lei racconta con leggerezza e con trovate brillanti e ironiche delle situazioni in realtà difficili da mandare giù.

Molte scene fanno arrabbiare appunto (meglio?) per il senso di impotenza. Donna serva in casa, rimproverata di continuo per ogni mancanza casalinga.

L’acqua cheta in realtà è meno passiva di quel che si pensa e troverà il modo per riscattare se non se stessa, almeno la propria figlia, ma non posso dire troppo se no lo spoiler è assicurato.

Tanto progresso l’abbiamo fatto (e la mia amica che l’ha visto con me ha avuto una reazione più ottimista della mia, ad esempio). Ha ragione. Ma certe notizie di cronaca attuali ancora non ci fanno proprio del tutto tirare un bel sospiro di sollievo.

In alcune scene rivediamo tante ingiustizie che permangono ancora, e che mettono d’accordo (in subordine) donne di tutte le classi, come ai tempi. Zittite di continuo, il cui parere non conta (abbastanza ? tanto quanto?) e non si vuole sentire.
Capitano ancora situazioni in cui veniamo svilite.

O la differenza di trattamento economico. Scopre che per lo stesso lavoro che fa da 3 anni è pagata meno di un ragazzo alle prime armi. Perché uomo.
Anche questo si verifica ancora, nonostante i progressi.

Di fronte alla possibilità di scappare, il laconico “ma ndo vado?” accomuna tutt’ora le donne che non possono assicurarsi un’indipendenza economica e quindi subiscono una dipendenza a tutti gli effetti.

Mai abbassare la guardia e mai smettere di fare squadra. E poi come detto tante volte, dalla scolarizzazione ed educazione finanziaria passerà sempre di più il vero cambiamento.
Come Delia il passaggio di testimone alle nostre figlie è il nostro compito e la nostra responsabilità.

Eccola dunque la recensione non richiesta di “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi

Tu l’hai già visto?
Che ne pensi?

Ti aspetto sul mio profilo Instagram per parlarne!

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