Se crolla la Banca d’Inghilterra, crolla l’Inghilterra!

Se crolla la Banca d’Inghilterra, crolla l’Inghilterra!

“Se crolla la Banca d’Inghilterra, crolla l’Inghilterra”! Vi ricordate in Mary Poppins quando il figlio di Mr. Banks non investendo i suoi due penny su un conto corrente dell’Istituto dove lavorava il padre, perché voleva utilizzarli per sfamare i piccioni, aveva scatenato la corsa allo sportello di tutti gli altri clienti? Avevano poi licenziato George con la frase che dà il titolo a questo articolo. Ho associato la battuta alla mia situazione degli ultimi giorni. (Per questo ho indossato la nuova camicia con le Regine Elisabetta multi-color come foto di accompagnamento).

L’Inghilterra, cioè io, è crollata. Si è verificato l’evento più catastrofico che possa succedere a una mamma lavoratrice. La nostra babysitter storica, che preferisco definire il mio braccio destro, se ne è andata – non senza magone – da un giorno all’altro per inseguire una nuova e completamente diversa esperienza di vita. I treni passano per tutti. Sono felice per lei, da donna. Il mio lato mammager invece è disperato. Nel periodo peggiore dell’anno, tra lavoro intenso (settembre è il mese delle nostre principali fiere ed eventi) e back to school è un colpo pesante da accettare, digerire, metabolizzare. Chiamiamolo pure panico, dal momento che lei ci aiutava anche con la gestione della casa.

Una persona che ha visto crescere i nostri bimbi e ci è stata vicino nei momenti più duri (tra cui tutto il lockdown). Ci ha sempre permesso di lavorare con serenità anche quando, ad esempio, i piccoli erano malati, perché sapevamo che erano in buone mani. Non ha fatto un giorno di assenza, non è mai arrivata in ritardo, ha sempre dato il massimo della disponibilità. E io di conseguenza nel mio lavoro. E, ça va sans dire, i piccoli le sono molto affezionati.

Abbiamo dovuto in 24 ore inventarci un piano B per rimpiazzare 8 anni di vita, con una mole di stress e dispiacere che solo chi ha provato questa esperienza può capire. Credo sia successo anche ad alcune di voi. Potrebbe succedere o succederà ad altre e ne parlo proprio per confrontarci.


Perché se vogliamo fare un passo avanti nel lavoro è l’aiuto di persone fidate che ci sostengono da dietro, oltre al nostro partner, a fare la differenza. NON POSSIAMO FARE TUTTO NOI. “Se crolla la Banca d’Inghilterra, crolla l’Inghilterra!” (Consiglio non richiesto due di otto del mio articolo su come conciliare vita e lavoro). Ma bisogna mettere in conto che potrebbero non essere “per sempre”.

La notizia positiva è che con il giro di contatti, nel palazzo/quartiere e con i siti come Toptata in tempo zero si ricevono mille nominativi. Il problema è vagliarli, conoscerli, metterli alla prova. Forse sarebbe sensato fare qualche colloquio ogni tanto anche in momenti di calma piatta e stabilità totale, per avere già pronto qualche nominativo da chiamare nel momento di un’eventuale burrasca. Un consiglio non richiesto del senno di poi.


Soprattutto c’è da sperare che si trovino bene i bambini, perché per loro è un cambiamento grande.
Si abitueranno a qualsiasi nuova routine, non ne ho dubbi, ma per il primo periodo sarà dura. A casa, come nel lavoro, si incontrano persone che diventano parte della nostra vita e con cui fai un bel pezzo di strada insieme. Sempre difficile lasciarsi, anche se faremo in modo che si rivedano qualche volta, nel nostro caso.

Lavoreremo per trovare un nuovo equilibrio e ce la caveremo di sicuro alla fine. Unendo questa bella doccia fredda all’inizio delle scuole, però, con una politica di rientro fantozziana che prevede uscita per tre settimane alle 12.30 o 14.30, mi chiedo cosa abbiano in mente i politici quando parlano di agevolare l’occupazione femminile.

Tra pause estive di tre mesi (argomento già citato in un post sulle mie pagine Facebook e Instagram) e rientri scolastici siamo di fronte all’ennesima delirante scelta organizzativa che premia chi può permettersi un aiuto o ha una rete familiare di supporto, gettando nel disagio più grande le famiglie che non hanno né l’una né l’altra. Chi si sacrificherà, in media, nella coppia, nel caso?

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