
- di Madonnager
Idea per una serata film in famiglia -o un pomeriggio- fate vobis: Slumberland.
Venerdì sera i nostri figli hanno reclamato a gran voce di passare un pò di tempo insieme guardando qualcosa su Netflix.
Dopo i canonici dieci minuti di litigi tra i due su quale titolo dovesse vincere è intervenuta la madre che ha messo fine alla diatriba, scegliendo dispoticamente Slumberland, con l’insindacabile criterio della presenza di Jason Momoa nel cast.
Ho il cuore debole, che posso farci.
Nel film l’attore, rimasto celebre per i suoi nudi quasi integrali come Khal Drogo in Game of thrones, ci delude invece con delle mise al limite del surreale e grottesco. Ma essendo un personaggio dei sogni glielo perdoniamo.
Parto dunque con la trama e la recensione non richiesta. Il film, diretto da Francis Lawrence, lo stesso regista di Hunger Games è ispirato ad un fumetto, Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay, del 1905.
“Slumberland, nel mondo dei sogni” è la storia di una bambina, Nemo appunto, figlia del guardiano di un faro, Peter.
Ha un rapporto meraviglioso con il padre (la mamma non c’è più) che le insegna tutto, dal suonare il pianoforte, ad andare in barca e tutte le operazioni necessarie per gestire il faro. La segue anche nei compiti e lei si chiede perchè debba imparare la matematica se tanto da grande proseguirà il lavoro del padre. Lui le dice allora che potrà davvero prendere il suo posto solo quando avrà capito qual è il vero ruolo del faro.
Purtroppo resta orfana anche del suo amato papà e viene affidata all’unica persona di famiglia rimasta in vita. Lo zio Phillip. Un uomo solitario, ricco, anaffettivo dedito solo al lavoro (si occupa e parla solo di maniglie, che produce con la sua azienda). Ce la mette comunque tutta per trovare un canale di comunicazione con la sua nuova coinquilina pre adolescente. Ma fanno fatica a trovare un punto di incontro e soprattutto non riesce ad aiutarla a gestire il lutto e la perdita.
A Nemo la sua nuova vita sta stretta e inizia a rifugiarsi nei sogni, in compagnia del suo maialino di pezza, che prende vita nelle sue avventure oniriche (forte il riferimento al “Maialino di Natale”, di cui avevo parlato in questo articolo).

Sogni vividi, colorati, surreali alla Dalì (bellissima la fotografia e gli effetti speciali) dove incontra un satiro puzzolente e irriverente, vestito come già detto in modo discutibile: Flip (Jason Mamoa). Un fuorilegge di cui le aveva parlato suo papà e che era il suo compagno di avventure quando era piccolo.
L’obiettivo di Nemo è rincontrare il suo papà nei sogni e non svegliarsi più. Flip invece vive da anni intrappolato nella dimensione onirica, incapace di “svegliarsi” nella vita reale.
Insieme affrontano i loro incubi, realtà compresa, migliorandosi a vicenda.
E infatti il senso del film è proprio questo: dare voce, dignità e valore al dolore. Inevitabile quando si è davanti ad una perdita così grande. Nemo e di Philip hanno perso rispettivamente padre e fratello. Ma anche Flip soffre, non si ricorda chi è nella vita reale e perchè è costretto a vivere a Slumberland tra piccoli furti e fughe. Ha paura di svegliarsi e scoprire che nessuno si preoccupa e tiene a lui.
Ottima idea per una serata film in famiglia, Slumberland permette quindi di fare un viaggio catartico nella presa di coscienza e accettazione della perdita. Un viaggio di crescita e di lotta contro ai propri incubi. In questo il sogno (forte il riferimento anche ad Alice nel Paese delle meraviglie dove però non c’era un vero e proprio processo di “cambiamento” del personaggio) è anche un po’ metafora in generale del rischio di fuggire dalla realtà. Magari con uso di sostanze, pur di non affrontare il malessere e tornare a vivere davvero.
Adam Grant (che con Sheryl Sandberg ha scritto Option B, ne avevo parlato qui ) dice che la resilienza non è resistenza alla sofferenza. E’ la capacità di piegarsi senza spezzarsi. La forza non viene dall’ignorare il dolore. Deriva dal sapere che il tuo “io” passato ha sofferto e che il tuo “io” futuro guarirà. La forza sta nella presenza di risolutezza, non nell’assenza di difficoltà.
Il malessere quindi va affrontato, nella vita vera e con le persone a noi più care. E così alla fine Nemo arriva anche a capire qual è il vero ruolo del faro.
Se vuoi scoprirlo anche tu non ti resta che andare a guardare il film!
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